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Arts & Culture / Culture
Ott 11 - 2023
Tempo di lettura: 3'

Scatti che colpiscono. Dentro il lavoro di Steve McCurry, Dario Mitidieri e Joey L.

Tre stelle della fotografia internazionale attraverso il commento personale di Giuseppe Ceroni di Sudest 57.

TEMPO DI LETTURA 6′

Steve McCurry, Dario Mitidieri e Joey L. sono tre fotografi di grandissima fama che sono rappresentati in Italia dall’agenzia Sudest 57. Questi fotografi appartengono a tre generazioni diverse, provengono da nazioni diverse e hanno ognuno una storia differente. Tutti, però, hanno dimostrato lo straordinario potere che la fotografia può avere sulla società. I loro scatti hanno spesso avuto la capacità di accendere le luci dell’opinione pubblica su luoghi, culture, problemi e fragilità del nostro mondo.

Per scoprire come lavorano questi artisti e cosa li muove, abbiamo interpellato Giuseppe Ceroni che, con l’agenzia Sudest 57, lavora a stretto contatto con ognuno di loro. Occupandosi del settore della consulenza e produzione fotografica, Sudest 57 è infatti al fianco di questi fotografi nelle diverse fasi di sviluppo di specifici progetti commissionati, gestendo il loro rapporto con il committente e le parti contrattuali. Ecco allora, per chi ancora non li conoscesse, una breve introduzione su di loro.

© Steve McCurry. Dust Storm, India 1983

 

Steve McCurry: la leggenda vivente

 

Nato nel 1950, non ha bisogno di presentazioni. È il fotografo in attività più conosciuto al mondo, una vera e propria popstar, con un pubblico ampio ed eterogeneo per età e estrazione sociale. Oltre ad avere realizzato alcune delle immagini più iconiche del secolo (sua è la “Ragazza Afghana”), ha un archivio fotografico composto da una quantità e una qualità impressionante di scatti, frutto di in una carriera che dura da più di 40 anni. Fra i tantissimi lavori, anche il progetto personale Imagine Asia l’associazione di cui è fondatore Steve McCurry con sua sorella Bonnie. L’associazione, realizza progetti concreti in Afghanistan con un’attenzione particolare ai bambini e le donne.

 

Dario Mitidieri: dalla parte dei diritti

 

Nato nel 1959, è un fotografo italiano di caratura internazionale e uno dei più premiati. Il suo è un lavoro da vero reporter, senza trucchi, ma con un approccio gentile e sensibile verso i temi trattati. In ogni sua fotografia ci sono intrecci di storie, racconti ed emozioni. Mitidieri è uno dei grandi ad avere “la foto iconica”, proprio come Steve McCurry, Henri Cartier-Bresson, Elliott Erwitt, James Nachtwey, Gianni Berengo Gardin e pochi altri. La serie “Lost family portraits” ha acceso l’attenzione mondiale sulla condizione delle famiglie siriane rifugiate in Libano.

© Dario Mitidieri. Savita, the girl on the pole, Bombay 1992

 

Joey L.: oltre la fotografia

 

Nato nel 1989, è professionista dall’età di 17 anni, ed è uno dei giovani più interessanti nel panorama della fotografia internazionale. Il suo è un percorso significativo come ritrattista, storyteller e video-maker. Da sempre alterna produzioni commissionate al suo lavoro personale. Joey L. ha da poco pubblicato il suo ultimo libro “Ethiopia”, una raccolta di immagini di oltre di 10 anni di lavoro, ha ricevuto diversi riconoscimenti per il suo cortometraggio “People of the Delta”, e ha collaborato anche con molti brand impegnati in attività sociali.

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© Joey L. Novartis Annual Report. Tuya's family. Mongolia 2018

Davanti a questi profili e ai loro lavori, abbiamo dunque chiesto a Giuseppe Ceroni qualche commento.

D. Secondo te, che li conosci anche personalmente, che cosa accomuna questi fotografi?

R. Può sembrare banale, ma ciò che accomuna questi grandi autori è la passione per il loro lavoro. Per esempio, ho visto con i miei occhi Steve McCurry prendere la macchina fotografica e uscire in strada per una sua sessione di street photography dopo una giornata intensa di shooting per un cliente… E lo stesso vale per Dario che ha sempre la sua Leica con sè. Ma anche Joey L., lui è l’incarnazione della dedizione al lavoro in tutte le sue fasi.

Dopo una lunga giornata di shooting, Steve prende la macchina e esce per strada per continuare a scattare.

D. E cosa, invece, li rende unici?

R. È difficile definire questi autori in una parola sola, ma posso dire che Steve McCurry è unico per il senso della composizione e il sapiente uso del colore, ma anche per la sua capacità di vedere la scena. Dario Mitidieri per la capacità di saper isolare la situazione e restituire i confini di una storia. Joey è unico per la sua metodologia di lavoro, che gli permette di avere sotto controllo ogni fase.

D. Oltre alla foto iconica, al singolo progetto personale, qual è il senso e il vantaggio per un brand, una Fondazione o un’organizzazione di attivare un progetto con professionisti come loro?

R. Sudest 57 nasce nel 2002 proprio con l’idea di mettere in connessione i grandi autori della fotografia con le aziende e le fondazioni per creare collaborazioni speciali per entrambe le parti. Poter comunicare attraverso artisti riconosciuti, che condividono la loro visione restituendo immagini più personali e coinvolgenti con una sensibilità diversa dai fotografi pubblicitari o di moda, portando energia, stimoli nuovi e dibattiti anche all’interno della vita aziendale. Inoltre i progetti così realizzati, entrano poi a far parte della storia del brand o della Fondazione. Per gli artisti, oltre che per l’aspetto economico, somme che spesso vengono reinvestite progetti personali di ricerca artistica, è un modo di accettare nuove sfide e condividere la loro arte.

D. Come nascono i migliori progetti di fotografia sociale?

R. Non esiste una sola ricetta, ma esistono tanti esempi diversi che possono dimostrare che è possibile costruire progetti potenti, capaci di avere impatto sulla società.
Possono essere progetti di raccolte fondi, come per esempio quello realizzato tempo fa per l’associazione “Doppia Difesa” con Eolo Perfido, per cui ha ritratto 30 uomini che tengono in mano una scarpa rossa, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza sulle donne.

Altri, come il già citato progetto “Lost Family Portraits” di Dario Mitidieri, che fu realizzato con l’organizzazione Cafod e l’agenzia M&C Saatchi per raccontare la crisi dei rifugiati siriani.

Ma anche progetti totalmente sostentuti da un brand, con uno scopo informativo/divulgativo, come il progetto di sostenibilità Tierra! di Lavazza, una documentazione fotografica realizzata in più di 10 anni da Steve McCurry; o quello di Joey L. per Novartis, che ha viaggiato in sei Paesi di quattro continenti per fotografare le storie che cambiano la vita di medici, scienziati e pazienti.

D. Le opportunità migliori nascono sempre e solo con produzioni nuove?

R. No, non per forza. Ricordo, ad esempio, la mostra “Children” organizzata a Bologna per la Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza proclamata dalle Nazioni Unite. in questa occasione furono selezionate alcune delle immagini di bambini più significative di Dario Mitidieri, Steve McCurry ed Elliott Erwitt, accendendo grande interesse mediatico sul tema e di pubblico. Venendo ad oggi, a novembre 2023 ci sarà GoodstArt la seconda edizione di un importante progetto charity con il mondo dell’arte. L’asta, realizzata con Christie’s e Triennale Milano raccoglierà fondi per il Centro di Riabilitazione neuromotoria per bambini che Fondazione Tog inaugura in autunno a Milano. Quattro dei nostri autori – Dario Mitidieri, Susi Belianska, Eolo Perfido e F31 – hanno donato ciascuno una fotografia a loro cara del loro archivio.

La fotografia ha la forza unica di poter trasmettere un messaggio in un istante ma si può anche rimanere a guardarla per ore.

D. E tu, credi davvero che la fotografia possa agire per il cambiamento?

R. Sì, io credo che un’immagine possa davvero trasmettere messaggi efficaci e agire sul cambiamento. O meglio, è già successo.

Nov 25 - 2025

Il mondo cambia, senza tregua. Come scegli di reagire?

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Clima, social media, intelligenza artificiale, nuove generazioni, aspettative che mutano di continuo. Il contesto evolve, la realtà cambia davanti ai nostri occhi. Ogni innovazione, ogni imprevisto, impone un nuovo inizio. 

Ma permane un’urgenza costante: comunicare. 

Dalle pareti delle caverne ai cloud

Cacciatori che si scambiano storie davanti alla luce del fuoco. Tracce incise nella pietra, immagini sulle pareti delle caverne. Sapienza trasmessa dai manoscritti su papiro. Idee che viaggiano di bocca in bocca, messaggi trasmessi di mano in mano. Dalla radio alla televisione, dai testi all’illimitata trasmissione digitale. 

Tecnologia ed epoche cambiano. La comunicazione resta essenziale: è questione di sopravvivenza, di connessione, di contenuti che non possono restare fermi. Se la conoscenza non si muove, perde valore. E con essa perdiamo l’orientamento. 

La posta in gioco è alta

Temperature che aumentano, ghiacciai che scompaiono. Incendi distruttivi, inondazioni senza precedenti. Emissioni dovute alle nostre scelte che alterano l’aria che respiriamo. Il cambiamento climatico non è solo materia per gli addetti ai lavori: influenza la nostra salute e il futuro collettivo. Comprendere i dati diventa il primo passo verso la consapevolezza e il cambiamento reale. 

Le evidenze ci sono — ma vanno ascoltate e condivise. 

E adesso? 

Il prossimo step è chiaro: rendere la scienza comprensibile. Trasformare i dati in storie, abbattere la distanza tra competenza e esperienza concreta. 

La scienza non appartiene più solo agli specialisti. È patrimonio di tutti. Noi la facciamo arrivare dove serve. 

Scopri come Blossom e Copernicus stanno riscrivendo il dibattito sul futuro del pianeta. 

Leggi la case study

Entertainment / Insights
Ott 23 - 2025
Tempo di lettura: 1'

Blossom arriva in via Tortona. Dove le prospettive si trasformano.

Milano, via Tortona al numero 9. Giacomo Frigerio, CEO e Founder di Blossom, lo ha capito subito che questo era il posto giusto. È qui che ci siamo trasferiti, ed è qui che vi accompagniamo in un nuovo episodio di Transforming Perspectives. Guardalo ora

Di Milano, si dicono tante cose. Che è grigia ma anche viva, internazionale ma non abbastanza, vibrante e sempre la solita. Difficile inquadrarla, come quelli che non sanno stare fermi e che hanno il cambiamento nel sangue. Milano è fatta così. Soprattutto qui, a Tortona. 

Questo distretto non è una cartolina, né un racconto lineare, né la settimana del Fuorisalone. Tortona è una frattura che non ha intenzione di rimarginarsi, dove le schegge del passato sono conficcate nell’ossatura del presente. Un tempo c’erano fabbriche, opifici, le case degli operai e la ferrovia di Porta Genova come spina dorsale. Oggi i capannoni sono atelier, le vetrerie hub creativi, i cortili spazi espositivi. Ci sono le botteghe storiche e i concept store, i giovani designer e il piccolo falegname che carteggia i mobili nel suo laboratorio, le Case di moda blasonate e il ferramenta che è qui da sempre: ognuno vive il quartiere dalla propria prospettiva. Si respira un bel senso di irrequietezza.  

Blossom non poteva che trasferirsi qui, in via Tortona al numero 9, in un edificio che ha mantenuto le fondamenta ma è cambiato parecchie volte. Non è un ufficio, ma un hub di trasformazione, in cui le persone sono libere di mettersi in discussione e confrontarsi, continuamente incentivate a cambiare punto di vista. Un luogo in cui può succedere di tutto, dai brainstorming tra colleghi allo sviluppo di un nuovo tool che rivoluzionerà il modo di fare comunicazione, a eventi e cene stellate. Giacomo Frigerio, CEO e Founder di Blossom, lo ha capito subito che questo era il posto giusto. Insieme agli architetti Michele Bellinzona e Alberto Fraterrigo-Garofalo che hanno seguito il progettato di ristrutturazione, ci accompagna proprio qui: nel cuore di Tortona. Dove le trasformazioni accadono. 

Retail / News
Ott 14 - 2025
Tempo di lettura: 1'

Blossom per Chanteclair: come si raccontano insieme responsabilità ed efficacia?

BRANDING E RESTYLING STRATEGICO

Vert è la gamma di ecodetergenti che porta la firma Chanteclair. Riconosciuta per la sua
attenzione alla sostenibilità, la gamma rischiava però di identificarsi con un’immagine che non
comunicava a pieno la forza d’azione attesa dai consumatori. Blossom è intervenuta per
guidare un restyling strategico: rafforzare l’anima sostenibile, comunicando con chiarezza
anche la potenza d’azione dei prodotti. Il risultato è una presenza visiva che supera il
compromesso tra estetica green e performance.

Dal codice generico al segno distintivo

Un ascolto strutturato con il team Real Chimica ha portato a una ridefinizione del design, una
paletta green più decisa e una gerarchia visiva che esalta il nome del prodotto e i plus
funzionali. L’obiettivo: superare la percezione diffusa che “green” significhi meno
efficace rispetto ai detergenti tradizionali. In questo contesto, la nuova immagine di prodotto
nasce per rendere immediata la doppia forza di Vert, valorizzando sia la scelta sostenibile sia
la potenza d’azione.

Hero Vert
Global Issues
Ott 1 - 2025
Tempo di lettura: 1'

This Way to Social Justice: Blossom per ILO al Global Citizen Festival di New York

Per il terzo anno consecutivo, ILO si affida a Blossom per dare voce, attraverso un video ufficiale presentato al Global Citizen Festival di Central Park, alla propria visione di giustizia sociale e lavoro dignitoso. Un evento che riunisce attivismo, istituzioni e società civile, accendendo i riflettori sui temi cruciali del lavoro, dei diritti e della sostenibilità.

La partnership continuativa tra ILO e Blossom si fonda su un dialogo strategico e creativo capace di tradurre valori e priorità in strumenti di comunicazione a impatto globale. Il video invita a ripensare il ruolo del lavoro nelle società contemporanee: non semplice fonte di reddito, ma fondamento di dignità, coesione e sviluppo che non esclude nessuno. Dati, visione e una call to action netta: rinnovare il patto sociale per costruire un futuro più equo.

Guarda il video e scopri come una partnership può trasformare la conversazione globale.

Entertainment / Insights
Feb 26 - 2025
Tempo di lettura: 2

Cambiare prospettiva ogni giorno

Dal karate alla boxe. Il viaggio di Martina Caruso verso la vetta.

Scopri la sua storia nel nuovo episodio di Transforming Perspectives.

Luglio, 2021. Caldo, finestre spalancate, tv accese.
In onda con un anno di ritardo, le Olimpiadi di Tokyo.
Davanti a una di quelle tv accese c’è Martina Caruso.

Per anni ha calcato i tatami di tutto il mondo come karateka, conquistando podi europei e mondiali, poi, ancora all’apice, ha detto basta. Guarda le Olimpiadi e sente che qualcosa le manca. Competere, ecco cosa. Dopo pochi giorni, infila per la prima volta i guantoni da boxe e quattro mesi dopo sale sul ring per il primo match da professionista, con uno scopo: diventare la pugile più forte di tutti i tempi.

Ce lo racconta nella palestra in cui si allena ogni giorno, in Brianza. Doveva essere una chiacchierata, è finita con una sessione di sparring. Doveva essere il racconto di cambio di prospettiva nello sport e, invece, scopriamo che è solo uno dei tanti che ha affrontato nella sua vita. Scopriamo che Martina è il tipo di persona che nella comfort zone non ci sa proprio stare. Una che non ha paura di affrontare niente e nessuno, tanto meno se stessa. Una che con la sofferenza ci fa i conti da sempre, non solo sul ring. E che le cose irrisolte, tendenzialmente, le risolve. Martina Caruso sa che per arrivare dove vuole arrivare deve essere disposta a cambiare prospettiva ogni giorno.

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