Il regista dei video musicali più iconici degli anni Novanta ci ha parlato di creatività e leadership, ma anche di una storia personale fatta di cadute e rinascite. Perché anche dalle macerie può nascere la bellezza.
Per chi è stato adolescente negli anni Novanta, un frame del video di Basket Case dei Green Day ha la stessa capacità evocativa della madeleine di Proust.
Le tute arancioni e l’inconfondibile posa a gambe aperte di Billie Joe mentre suona la chitarra sanno portare indietro nel tempo, ai pomeriggi con il naso incollato a MTV e la testa piena di sogni.
Basket Case è solo uno dei video musicali degli anni Novanta e Duemila diventati icona di una generazione. E molti di questi sono stati diretti da Mark Kohr.
A chi non ha mai sentito il suo nome, basterà l’elenco delle band con cui ha collaborato – Rancid, Green Day, Alanis Morissette, No Doubt, … – per capire la portata del suo lavoro.
Quando lo abbiamo incontrato in Blossom, abbiamo scoperto che la sua fama e i suoi lavori sono solo una parte della sua vita e del fascino che emana.
Perché Mark non è “solo” un regista hollywoodiano, cresciuto sul set di Nightmare Before Christmas, insieme a registi del calibro di Spike Jonze e David Fincher: la sua calma e la sua disponibilità ci hanno raccontato di un artista, un leader, un professionista e una persona guidata da sensibilità, rispetto per gli altri e un enorme desiderio di condivisione.
Per tutti questi motivi, il primo episodio di Chat On the Couch, la mini-serie dedicata agli incontri sullo storico divano di Blossom con artisti e comunicatori, non poteva che essere con lui.